Smart-working, costretti all’empatia da convenevoli forzati
21 Mar 2020  di Jacopo Pasetti

Smart-working, costretti all’empatia da convenevoli forzati

Una piccola finestra, raccolta dai confronti con alcuni manager, sulle difficoltà dei primi giorni di “extreme smart working”. 

In questo pezzo scritto per “Alley Oop, l’altra metà del sole - Il sole 24 ore”, Jacopo Pasetti racconta come il possesso o la mancanza di alcune capacità mascherati nella vita di tutti i giorni, si manifestano in maniera evidente nei giorni del “remote working”. Una soft skill su tutte: l’empatia.

Una attenzione particolare è dedicata alle soft skill più delicate da agire durante questo periodo in cui il COVID-19 ci costringe ad incontri virtuali: ascolto ed empatia, così particolari da mettere in gioco nei rapporti in presenza ma fondamentali per rendere efficace la relazione in remoto.

La distanza fisica che stiamo vivendo e la tecnologia che ci permette di accorciarla generalmente mettono a nudo il possesso o meno di alcune soft skill. Perché non abbiamo più un contesto che possa nascondere eventuali mancanze: non basta, infatti, fare una chiamata virtuale per diventare un ascoltatore empatico. Se il tuo orientamento all’interlocutore è molto più basso del tuo orientamento al risultato, tenderai ad impazzire dopo due minuti che ascolti lo stato d’animo dei chi ti parla!