10 Dec 2020  di Jacopo Pasetti

Lavoro, per imparare dobbiamo prima disimparare!

Apprendere a disapprendere può sembrare controverso, contraddittorio, ma come un bicchiere d’acqua non si può riempire all’infinito, così le persone non sono contenitori di conoscenza illimitata.

Risulta pertanto importante poter acquisire qualcosa di nuovo disimparando ciò che non è più utile e mettendolo in discussione. In un contesto dove tutto cambia con una rapidità impensabile fino a qualche decennio addietro, la sfida è quella di poter mantenere le proprie competenze al passo con i tempi. Per riuscirci appare necessario accantonare ciò che è superfluo o ciò che non è più rispondente all’ambiente attuale, organizzando in modo nuovo l’approccio alla crescita ed allo sviluppo delle competenze.

 

Questa riflessione non deve essere intesa come una critica all’esperienza fatta, ma come una visione dell’apprendimento che consenta di porsi in maniera efficace di fronte a situazioni incerte. Disimparare non significa dimenticare, perché nessuna conoscenza nasce dal nulla. “Basi consolidate sullo scibile preesistente facilitano un rapido apprendimento “(Gian Carlo Cocco, Time To Mind – 2020) e permettono l’individuazione degli aspetti non più prioritari e che possono esser rinnovati. 

Ritrovarsi vincenti in un ruolo o un contesto mutato, passa necessariamente per la predisposizione che ognuno ha di crescere disimparando qualcosa che in passato è stato efficace. Bisogna disapprendere ciò che è diventato obsoleto, trasformando il “vecchio” in qualcosa di diverso che potrà essere efficace nell’ambiente nuovo.