29 Oct 2020  di Jacopo Pasetti

Cambiamento: abbiamo bisogno di onesti oppositori più che di leccapiedi

Ma siamo davvero sorpresi che le persone reagiscano in modo così differenziato al cambiamento?

Ricordo uno dei tanti campionati di pallanuoto, in cui la mia squadra a pari merito con un’altra si giocava la promozione in A1. Era una settimana decisiva ed era più che mai importante definire la strategia vincente per la partita successiva. Era lunedì sera e tutti pendevamo dalle labbra dell’allenatore: “Siamo primi in classifica, ma per vincere il campionato dobbiamo passare da una difesa a uomo ad una difesa a zona. Una zona a M ci permetterà di sfruttare la velocità degli attaccanti in ripartenza e rendere inefficaci le contromisure di tutti coloro che ci hanno sempre visto giocare così”. Senza entrare nel merito della scelta tecnica sul tipo di zona, la proposta aveva decisamente spiazzato la squadra. Il gruppo si divideva tra chi aveva fatto benissimo fino a quel momento e considerava folle qualunque cambiamento, chi avrebbe sposato ogni scelta del mister che ci stava guidando così bene, chi non aveva il coraggio di esporsi e chi avrebbe criticato più o meno visibilmente qualunque decisione presa.

Iniziando a studiare le reazioni delle persone al cambiamento mi sono più volte chiesto se le risposte della mia squadra potessero essere simili a quelle che si generano in altri ambienti organizzativi a fronte di una proposta di novità e se esistesse un modo per rappresentare queste reazioni in un grafico.

La risposta positiva a questa domanda punta a facilitare da un lato chi promuove un’idea innovativa o semplicemente una soluzione nuova: una rappresentazione grafica consente una più facile lettura e comprensione delle reazioni dei suoi interlocutori. Dall’altra parte la visione di insieme che si può ottenere con un disegno, può permettere a chi ascolta l’iniziativa di cambiamento di riconoscere e contestualizzare la propria modalità di reazione.

Questa consapevolezza condivisa tra leader e follower aiuta a semplificare lo scambio comunicativo e a vivere il cambiamento in maniera costruttiva, anche quando non è totalmente condiviso.